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Ma la vera partita è sul business delle radio

«Siamo lavoratori autonomi. E dobbiamo avere le libertà di cui godono i lavoratori autonomi». «No, fornite un servizio pubblico. E dovete garantire i livelli minimi di qualità». Tassisti contro Comune. Dietro la trattativa sul sistema da adottare per verificare l' effettivo svolgimento dei turni integrativi, si nasconde un braccio di ferro su una questione ben più ampia: il servizio taxi deve essere coordinato? Oppure deve essere affidato all' iniziativa dei mini-imprenditori? I tassisti romani, spesso in buona fede, rivendicano la piena autonomia. Sono recalcitranti nel prendere direttive anche dalle centrali radio da cui dipendono. E hanno accettato obtorto collo i turni integrativi, ma solo per non correre il rischio di vedere rilasciare dal Campidoglio centinaia di nuove licenze. Adesso fanno resistenza, non vogliono i controlli. «Se vogliono inquadrarci, ci diano uno stipendio fisso. Altrimenti ci lascino liberi di gestire il nostro lavoro», dicono. Senza controlli i turni integrativi rischiano di diventare un optional. E senza coordinamento il servizio rischia di saltare. Ieri mattina poco prima di mezzogiorno c' erano clienti in attesa nel parcheggio (vuoto) di via Veneto, mentre alla stessa ora c' erano quindici auto bianche ferme in attesa di clienti a piazza San Silvestro. A meno di un chilometro e mezzo di distanza. La domanda non incontra l' offerta. È successo anche nel pomeriggio: i taxi erano introvabili nella zona del Tridente. E anche attraverso le centrali radio era difficile prenotare una corsa. Ma a piazza Esedra c'erano numerose auto bianche senza lavoro. Per non parlare del problema delle periferie: piuttosto che uscire dal centro, i taxi spesso preferiscono restare fermi nei parcheggi. L'ex sindaco Francesco Rutelli, in una recente intervista al Sole 24 Ore, ha lanciato la proposta di un numero unico per tutti. Non come il 199.106.601 che collega però solo i parcheggi ed è per di più a pagamento (14,25 centesimi al minuto). Il vicepremier pensava a un progetto rivoluzionario: chiami e un sistema computerizzato ti manda l'auto libera più vicina. Per ridurre le attese e i costi del servizio. Quando oggi telefoni a una delle sette centrali radio della Capitale, devi sperare che abbia una macchina in zona. Altrimenti l'attesa diventa lunghissima. E quando l'auto arriva, il tassametro già segna 4, 5 o magari 8 euro. Le associazioni dei tassisti sostengono che istituire un numero unico come vorrebbe Rutelli sia tecnicamente impossibile da realizzare. Falso. Il sistema, con investimenti adeguati (e non necessariamente a carico dei tassisti) è realizzabile grazie alle tecnologie satellitari. Ma i radio taxi privati non avrebbero motivo di esistere. Il sistema elettronico di controllo sollecitato dal Comune, oltre a garantire la presenza delle auto in strada e quindi l' effettivo potenziamento del servizio, potrebbe essere proprio un primo piccolo passo per arrivare un giorno al numero unico. I tassisti dicono «no» al Grande Fratello temendo per la privacy. Ma qualcuno (le centrali radio?) forse frena pensando solo al proprio business. E non certo alla qualità del servizio.

Foschi Paolo

 

DI GIACOBBE: La Cgil: «Controlli sì ma solo sui turni»

CALAMANTE: È l' uomo del Comune nella trattativa VELTRONI: È il primo sindaco a puntare sulla legge Bersani

BITTARELLI: Guida la prima coop di tassisti romani

il commento di AssoTaxi:

 

«Siamo lavoratori autonomi. E dobbiamo avere le libertà di cui godono i lavoratori autonomi» (lo sancisce la legge quadro nazionale, che prescrive l'intestazione della licenza a persona fisica, imprenditore artigiano o associato in cooperativa). «No, fornite un servizio pubblico. E dovete garantire i livelli minimi di qualità» (no, forniamo un servizio AL PUBBLICO, come qualsiasi altro esercizio pubblico, bar, ristorante, fornaio ecc.). Tassisti contro Comune. Dietro la trattativa sul sistema da adottare per verificare l' effettivo svolgimento dei turni integrativi, si nasconde un braccio di ferro su una questione ben più ampia: il servizio taxi deve essere coordinato? Oppure deve essere affidato all' iniziativa dei mini-imprenditori? (gli esercizi pubblici sono forse coordinati? i bar della stessa via fanno i turni in modo che ce ne sia sempre uno aperto nelle 24 ore? qualcuno lo ha mai proposto?) I tassisti romani, spesso in buona fede, rivendicano la piena autonomia. Sono recalcitranti nel prendere direttive anche dalle centrali radio da cui dipendono (i tassisti non dipendono dalle centrali radio, sono liberamente associati alla centrale radio che liberamente scelgono per ottenerne un servizio in cambio di una quota associativa mensile. Inoltre nelle centrali radio costituite come cooperative gli amministratori vengono democraticamente eletti). E hanno accettato obtorto collo i turni integrativi, ma solo per non correre il rischio di vedere rilasciare dal Campidoglio centinaia di nuove licenze. Adesso fanno resistenza, non vogliono i controlli. «Se vogliono inquadrarci, ci diano uno stipendio fisso. Altrimenti ci lascino liberi di gestire il nostro lavoro», dicono. Senza controlli i turni integrativi rischiano di diventare un optional (se con i turni integrativi i tassisti guadagnassero di più li farebbero volentieri, altrimenti non si spiega il gran numero di contravvenzioni elevate per "lavoro fuori turno". Cioè quando il lavoro c'è i vigili multano chi fa lo "straordinario" e quando il lavoro non c'è s'impongono turni integrativi solo per la bella faccia del demagogo di turno). E senza coordinamento il servizio rischia di saltare. Ieri mattina poco prima di mezzogiorno c' erano clienti in attesa nel parcheggio (vuoto) di via Veneto, mentre alla stessa ora c'erano quindici auto bianche ferme in attesa di clienti a piazza San Silvestro. A meno di un chilometro e mezzo di distanza. La domanda non incontra l'offerta (vero. Il servizio è "casuale", i taxi vanno dove li portano i clienti. Succede che a mezzogiorno nessun cliente vada in taxi a via Veneto. Ma l'ipotetico sistema computerizzato-satellitare-tuttologico come farà a sapere che a via Veneto, a mezzogiorno, ci sono clienti in attesa? Anche sapendolo perchè il tassista dovrebbe essere obbligato ad andarci gratis?). È successo anche nel pomeriggio: i taxi erano introvabili nella zona del Tridente. E anche attraverso le centrali radio era difficile prenotare una corsa. Ma a piazza Esedra c'erano numerose auto bianche senza lavoro. Per non parlare del problema delle periferie: piuttosto che uscire dal centro, i taxi spesso preferiscono restare fermi nei parcheggi (ovvio. Dovrebbero andare a proprie spese in periferia? Ci vanno quando un cliente ce li porta). L'ex sindaco Francesco Rutelli, in una recente intervista al Sole 24 Ore, ha lanciato la proposta di un numero unico per tutti. Non come il 199.106.601 che collega però solo i parcheggi ed è per di più a pagamento (14,25 centesimi al minuto). Il vicepremier pensava a un progetto rivoluzionario: chiami e un sistema computerizzato ti manda l'auto libera più vicina. Per ridurre le attese e i costi del servizio. (Veramente rivoluzionario. Ha inventato il radio-taxi a controllo GPS, utilizzato a Roma, con alcune varianti, da 4 centrali radio su 6 e montato su circa 4200 taxi. Ma forse la rivoluzione che Rutelli aveva in mente consisteva nell'abolire la libera impresa, chiudere d'ufficio le società radio-taxi, "nazionalizzare" l'intero settore ed espropriare i titolari di licenza avviandoli al lavoro coatto). M. Quando oggi telefoni a una delle sette centrali radio della Capitale (nella Capitale operano 6 centrali + 1 ad Ostia e 1 a Fiumicino), devi sperare che abbia una macchina in zona. Altrimenti l'attesa diventa lunghissima. E quando l'auto arriva, il tassametro già segna 4, 5 o magari 8 euro (invece il sistema di Rutelli garantisce arrivo immediato e costo zero? Perchè non lo applicano agli autobus gestiti dall'azienda municipalizzata?). Le associazioni dei tassisti sostengono che istituire un numero unico come vorrebbe Rutelli sia tecnicamente impossibile da realizzare. Falso. Il sistema, con investimenti adeguati (e non necessariamente a carico dei tassisti) (quindi a carico del contribuente) è realizzabile grazie alle tecnologie satellitari. Ma i radio taxi privati non avrebbero motivo di esistere (alla faccia di liberalizzazioni e privatizzazioni). Il sistema elettronico di controllo sollecitato dal Comune, oltre a garantire la presenza delle auto in strada e quindi l' effettivo potenziamento del servizio, potrebbe essere proprio un primo piccolo passo per arrivare un giorno al numero unico. I tassisti dicono «no» al Grande Fratello temendo per la privacy. Ma qualcuno (le centrali radio?) forse frena pensando solo al proprio business (come altri pensano al loro di business, cosa del tutto lecita. Se invece il business si fa col denaro del contribuente e si vuole sostituire l'impresa privata con un potentato politico-sindacale la cosa puzza parecchio). E non certo alla qualità del servizio.