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RIVOLTOSI AL GOVERNO?
di Claudio Giudici   
domenica 9 marzo 2008

 

Fa specie che chi è stato per un trentennio tra i principali dirigenti del Partito Comunista, il quale si è fatto storicamente portatore delle rivendicazioni dei lavoratori, definisca oggi “capo rivoltosi” il principale leader sindacale della categoria dei lavoratori su taxi.

Perché sia ben chiaro se è vero che sono lavoratori anche gli imprenditori, è sicuramente vero che è un lavoratore chi passa anche 80 ore settimanali in mezzo al traffico per espletare un pubblico servizio.

Ma atteggiamenti di questo tipo nei confronti del mondo del lavoro sono il risultato della corruzione a cui certi mestieranti della politica hanno dovuto piegarsi per poter restare sul cavallo della politica.

Dopo avere sostenuto per decenni ricette sbagliate per i lavoratori, ed averne conseguentemente perso il consenso, oggi si fanno portatori delle istanze dei grandi centri finanziari che hanno di mira anche il settore taxi, un settore che muove almeno 3 miliardi di euro.

Questa metamorfosi – fra l’altro in continuo divenire, tanta è la confusione che regna nel sistema di pensiero di questi signori – ha trovato uno dei suoi perni intorno alla figura demagogica del cittadino-consumatore, peraltro già quasi completamente ricacciata nella tana degli sproloqui.

Questa figura del cittadino-consumatore, su cui tanto hanno ricamato dirigenti anziani come Veltroni, Bersani, Rutelli, Casini, Tabacci, è un vero e proprio bluff.

Oggi, in piena crisi finanziaria internazionale, cade la maschera.

Se infatti è vero che un cittadino-lavoratore come definito dall’art. 36 della Costituzione, sarà per forza di cose anche consumatore, non è però vero che il cittadino-consumatore sia per forza un lavoratore ex art. 36 Cost. (si pensi a quei cittadini che decenni di politiche filo-speculative hanno ridotto alla mobilità o alla cassa integrazione permanente, oppure a quei lavoratori il cui stipendio è così basso da consentirgli di essere consumatori solo per pochi giorni al mese).

Questi signori tra iperburocratizzazione del mercato e dittatura del mercato, non colgono mai la giusta equazione, quella dell’economia di mercato regolamentata in modo tale che lavoratori e qualità del servizio, trovino la giusta armonia.

Questo è il vero modo per tutelare l’utenza.

Roma è diventata la prova vivente di come le “terapie shock acchiappa voti”, tutte demagogia e niente buon senso, abbiano creato un ammasso di tassisti costantemente in fila ai posteggi o in mezzo al traffico, oggi anche loro con il problema della quarta settimana.

Tutto questo è utile a creare nuova carne da macello per quegli speculatori che hanno interesse ad impossessarsi di un settore che fino ad oggi consentiva vite dignitose, e che invece grazie ad una campagna mediatica e politica ad arte orchestrata, sta creando i presupposti – proprio come fatto con la svendita dell’industria italiana negli anni ’90 – perché i tassisti regalino le loro licenze a chi ha finanziato la campagna elettorale di chi attacca Bittarelli.

A breve sarà presentata della documentazione scientifica che dimostra come lo schema delle liberalizzazioni sia il più efficace strumento per trasferire ciò che è in mano pubblica o diffuso tra tanti piccoli lavoratori, in poche ricchissime mani, aumentando i prezzi al consumo, abbassando la qualità del servizio, gli stipendi dei lavoratori e tagliando posti di lavoro, il tutto in un’ottica speculativa di iperprofitto.

Volenti o nolenti, Bittarelli rappresenta il mondo del lavoro; chi lo attacca rappresenta invece la speculazione.

Ecco perché viene attaccato da certa gente. Claudio Giudici

 

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